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La crescita esponenziale delle energie rinnovabili in Italia

L'Italia si è costantemente collocata in posizione di avanguardia, sia in Europa che nel panorama globale, riguardo alle energie rinnovabili. Le opzioni alternative ai carburanti fossili costituiscono una significativa porzione della produzione energetica nazionale, con una quota in costante aumento di anno in anno. Acqua, sole, vento e il calore proveniente dal suolo rappresentano le primarie risorse energetiche da sfruttare. Queste risorse strategiche possono essere integrate, seppur con una relativa importanza minore, da altre fonti come il movimento delle onde e le maree, oltre a diversi biocombustibili.

Tipi di energie rinnovabili e luoghi di produzione

La produzione di energia sostenibile in Italia presenta notevoli disparità, principalmente influenzate dalle caratteristiche geografiche e dalla distribuzione delle risorse rinnovabili. Le centrali idroelettriche predominano nelle regioni montuose, come nell’arco alpino e, in misura minore, lungo l’Appennino. Al contrario, il fotovoltaico è più diffuso al sud, beneficiando di una maggiore insolazione e latitudine. L’energia eolica è prevalentemente sfruttata nelle isole più grandi, come la Sicilia e la Sardegna, insieme alla parte meridionale dell’Appennino, dalla Puglia alla Basilicata. Infine, la Toscana si distingue come centro d’eccellenza per l’energia geotermica, grazie a ragioni storiche e caratteristiche geologiche uniche.

L’espansione delle energie rinnovabili negli ultimi anni, in termini di distribuzione e penetrazione sul territorio, è stata significativa. Nel 2010, solo 350 comuni italiani ospitavano impianti elettrici o termici basati su fonti rinnovabili. Oggi, invece, si è raggiunto il 100% delle municipalità con almeno un impianto rinnovabile, arrivando a quasi 8000 unità entro giugno 2020.

Il fotovoltaico: la nuova frontiera dell’energia

Il concetto di sistema di accumulo è delineato in modo accurato nell’ultimo “Rapporto Statistico Solare Fotovoltaico” prodotto dal GSE (Gestore Servizi Energetici), che offre un’analisi approfondita della situazione in evoluzione. Il sistema di accumulo è definito come “un insieme di dispositivi, apparecchiature e logiche di gestione e controllo, funzionale ad assorbire e rilasciare energia elettrica”.

Il rapporto continua spiegando che questi sistemi, quando integrati agli impianti fotovoltaici, rappresentano un elemento cruciale per lo sviluppo dell’autonomia energetica e l’utilizzo efficiente dell’energia prodotta negli edifici, sia pubblici che privati. Questi sistemi consentono di immagazzinare l’energia generata dagli impianti fotovoltaici per utilizzarla durante i momenti di maggiore richiesta energetica.

Quantità attuale di impianti solari in funzione in Italia

Le statistiche aggiornate fino al 2022 indicano che in Italia sono attualmente in funzione poco più di 230.000 sistemi di accumulo collegati agli impianti fotovoltaici, con una potenza nominale complessiva di 1.588 MW. Questa potenza corrisponde a quella degli impianti connessi ai sistemi di accumulo, che ammonta a 1.492 MW.

Particolarmente rilevante è la dinamica evidenziata dal rapporto. Dal 2015, il trend delle installazioni dei sistemi di accumulo mostra una crescita praticamente esponenziale. Tale andamento si è ulteriormente accentuato nel 2022, con il numero e la potenza installata dei sistemi di accumulo che praticamente triplicano rispetto all’anno precedente, indicando un notevole impulso verso l’adozione di questa tecnologia nel contesto dell’energia rinnovabile.

Centrali idroelettriche in Italia

L’energia idroelettrica si configura come una delle fonti rinnovabili più ampiamente diffuse nel territorio italiano, consolidandosi nel corso del tempo come una risorsa energetica di lunga data nella penisola. Un esempio emblematico è rappresentato dalla prima centrale idroelettrica costruita nel Bel Paese nel lontano 1895 a Paderno d’Adda. La sua presenza capillare è strettamente legata alla topografia particolare dell’Italia, caratterizzata dalle catene montuose delle Alpi e degli Appennini, che offrono pendenze significative idonee a garantire un elevato rendimento produttivo.

Ma quanti sono gli impianti dedicati alla produzione di energia idroelettrica in Italia e quale è la loro capacità annuale di generazione energetica? Secondo i dati di Terna relativi a giugno 2022, nel nostro Paese operano circa 4700 impianti idroelettrici, distribuiti in maniera predominante lungo l’arco alpino. In dettaglio, le regioni più ricche di bacini idrici sono il Piemonte con più di mille impianti, il Trentino – Alto Adige con 870, la Lombardia con 730 e il Veneto con 400. Al contrario, le regioni meridionali e le isole presentano una minore diffusione di tali impianti, come evidenziato dalla Puglia con 10 impianti, la Sardegna con 18 e la Basilicata con 21.

Le centrali idroelettriche stanno crescendo

È interessante notare che il numero complessivo di centrali idroelettriche è in costante crescita. A giugno 2019, ad esempio, il numero di impianti ammontava a 4401, con una differenza di 301 rispetto alla situazione attuale. Se ci spostiamo ulteriormente indietro nel tempo di un decennio, nel 2009 il numero di centrali era praticamente la metà, attestandosi a soli 2250 impianti.

Questo trend ascendente sottolinea il costante impegno nel promuovere e sviluppare la produzione di energia idroelettrica nel contesto italiano, sfruttando appieno le risorse naturali a disposizione.

Energia eolica, il piano Ue per il raddoppio entro il 2030

L’Unione Europea, consapevole dell’urgenza del tempo, ha presentato un pacchetto dedicato all’energia eolica con l’obiettivo di accelerarne lo sviluppo. Nonostante sia irrealistico raddoppiare la produzione energetica entro un anno, secondo Henseler, ci sono impianti sottoutilizzati, suggerendo che vi sia spazio per una crescita rapida con l’arrivo di nuovi ordini.

Henseler afferma che sul mercato esiste già una capacità disponibile, pronta per essere utilizzata per incrementare la produzione. Pur essendo un obiettivo ambizioso, non è impossibile da raggiungere, ma è essenziale iniziare immediatamente. Henseler sottolinea che grazie al pacchetto sull’energia eolica dell’Unione Europea, tutti gli Stati membri sono concordi nell’affrontare questa sfida.

Nonostante l’approvazione del pacchetto sull’eolico nel 2023, sorge la domanda se sia stato troppo tardi. Henseler esprime frustrazione per il fatto che spesso sono necessarie crisi o guerre per sensibilizzare le persone. Tuttavia, si dichiara orgoglioso della velocità di reazione dell’Unione Europea, definendo la sua prontezza senza precedenti.

Influenza politica nei progetti

Morten Dyrholm, vicepresidente senior del gruppo ZF Wind Power, che produce propulsori per Vestas, il principale produttore mondiale di turbine eoliche, sostiene che in Europa i passaggi burocratici possono richiedere tra sette e dieci anni dall’approvazione politica di un progetto eolico all’avvio effettivo della produzione di elettricità. Dyrholm suggerisce la necessità di semplificare tali procedure.

Nel contesto della crescente concorrenza cinese, l’energia eolica copre il 19% del consumo europeo di elettricità, con l’obiettivo di raggiungere il 30% entro il 2030. Ventisei Paesi dell’Unione hanno aderito alla Carta del vento, impegnandosi a implementare le azioni previste nel pacchetto eolico. Queste includono la semplificazione delle autorizzazioni, l’indicizzazione dei prezzi per migliorare il sistema delle aste e la riduzione dei problemi derivanti dall’inflazione e dagli investimenti portuali e nella rete.

La primavera dell'energia geotermica in Italia

Nonostante il geotermico possa avere una quota percentuale inferiore rispetto ad altre fonti di energia rinnovabile, soprattutto a causa della sua minore diffusione territoriale, l’Italia mantiene una posizione di rilievo a livello globale nella produzione geotermica. Tale successo è ancor più significativo grazie a recenti innovazioni tecnologiche che ne ampliano le prospettive.

Una delle evoluzioni più interessanti riguarda la gestione dei gas tossici o contribuenti ai cambiamenti climatici liberati dal sottosuolo. Attualmente, tali gas vengono accuratamente contenuti, evitando l’emissione nell’atmosfera. Questa pratica contribuisce non solo a preservare l’ambiente ma anche a potenziare l’accettazione sociale dell’energia geotermica.

Inoltre, emergono soluzioni innovative come la geotermia inversa, nota anche come bassa entalpia. Questa tecnologia sfrutta il sottosuolo come un serbatoio termico, consentendo di immagazzinare il calore in eccesso durante i mesi estivi e di recuperarlo nei periodi più freddi. Questo processo di recupero termico viene quindi convertito in energia elettrica, rendendo la produzione geotermica non solo più efficiente ma anche adattabile alle fluttuazioni stagionali della domanda energetica.

Prospettive future e conclusione

La transizione verso fonti di energia rinnovabile rappresenta attualmente una partita aperta e dinamica, su cui si stanno concentrando sforzi simultanei in diverse direzioni. Un aspetto cruciale, radicato nella storia dell’energia, è il costante miglioramento dell’efficienza degli impianti attraverso l’adozione di nuove tecnologie e soluzioni. Contemporaneamente, si sta lavorando per sviluppare soluzioni altrettanto efficienti ma meno onerose. Inoltre, si sta esplorando la collocazione di pannelli in posizioni strategiche, come in orbita, al fine di massimizzare la cattura di energia solare.

Un secondo trend significativo è la combinazione di fonti rinnovabili attraverso la cogenerazione. Ad esempio, si considera il fotovoltaico che genera sia elettricità sia calore, o le torri solari, che sfruttano la stessa struttura per catturare i raggi solari e generare elettricità attraverso turbine alimentate dall’aria calda in ascesa.

Ulteriori sviluppi includono l’eolico ad alta quota, il mini e micro eolico con impianti domestici per la generazione distribuita, e progetti mirati a sfruttare l’energia delle correnti d’acqua, delle onde, delle maree e del gradiente salino, puntando perfino alla talassotermia. Sebbene alcune di queste opzioni siano ancora in fase di esperimento scientifico, la necessità di decarbonizzazione, a cui anche l’Italia si sta impegnando, richiede di sfruttare appieno le molteplici opportunità che la natura ci offre.

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